Obesity Day. Quali sono le proposte innovative della psicologia?

Obesity Day. Quali sono le proposte innovative della psicologia?

L’obesità è attualmente riconosciuta come la malattia metabolica più diffusa nel mondo. Raggiunge nei paesi occidentali e non dimensioni epidemiche.

Ne sono interessati non solo gli adulti, ma anche i bambini e gli adolescenti.

La WHO ha già dichiarato l’obesità un’epidemia globale, che costituisce uno dei più grandi problemi attuali nel campo della salute. Anche l’Europa e i paesi della dieta mediterranea ne sono coinvolti. Dalle ultime stime fornite dai Paesi dell’UE emerge che negli adulti il sovrappeso riguarda il 10% degli adulti, mentre l’obesità ben il 30%. Il sovrappeso e l’obesità sono responsabili di circa l’80% dei casi di diabete di tipo 2, del 35% dei casi di malattia cardiaca ischemica e del 55% dei casi di malattia ipertensiva tra gli adulti europei.  

Recenti studi portati avanti negli USA e in UK stanno dimostrando che un corretto approccio dietoterapico può aiutare i pazienti non solo a sconfiggere l’obesità in modo definitivo, ma anche a guarire dalle malattie croniche ad essa correlate come il diabete di tipo 2, l’ipertensione o gli scompensi cardiovascolari. 

Il 10 ottobre sarà l’obesity day ne parliamo con le psicoterapeute Pugno e Querin che conducono gruppi di consapevolezza alimentare.

Dottoressa Querin l’approccio dietologico da solo è sufficiente?

La comunità medica, oggi, concorda nel ritenere l’obesità e i disturbi alimentari patologie complesse, per i molteplici fattori in esse coinvolti: biologici, psicologici, familiari, relazionali, sociali. Ne consegue che l’approccio più efficace nei confronti di tali problematiche debba avvalersi di figure professionali diverse: medico, dietologo, psicologo.

Occorre tenere presente che molto spesso dietro una scorretta alimentazione non ci sono semplicemente cattive abitudini, ma si celano spesso disturbi alimentari come la bulimia e il Binge Eating, patologie che necessitano di una presa in carico anche psicologica, altrimenti qualunque dieta avrà un esito fallimentare.

Il comportamento alimentare chiama in causa anche aspetti psicologici: in particolare, il rapporto alterato con il corpo, deficit di autoconsapevolezza sia rispetto ai propri stati fisici, (per esempio i segnali di fame e sazietà) ma anche rispetto alle proprie esperienze emotive, che risultano difficilmente tollerabili e gestibili. Questi elementi rendono fondamentale un approccio di tipo psicologico nel trattamento.

Dottoressa Pugno quali sono le differenze e le somiglianze tra queste due patologie?

Il DSM-v, il manuale diagnostico utilizzato da psicologi e psichiatri, ha modificato gli elementi per diagnosticare la presenza dei disturbi alimentari. In passato ci si basava sulla perdita o l’aumento di peso in un certo arco di tempo. Tuttavia sempre di più ci troviamo in presenza di persone tutto sommato normopeso, che però soffrono di un disturbo alimentare.

Nel caso della bulimia e del binge eating gli elementi fondamentali per fare diagnosi sono l’approccio compulsivo al cibo, che avviene al di fuori della consapevolezza (abbuffata) e l’uso del cibo come strumento per “risolvere” un’esperienza emotiva spiacevole.

La differenza significativa tra le due patologie sta nel fatto che nel Binge eating sono quasi del tutto assenti attività compensatorie per non ingrassare o alleviare il senso di colpa. Le attività compensatorie sono; l’assunzione di diuretici e/o lassativi, la dieta ipocalorica, il digiuno, il vomito e l’attività sportiva.

Cosa può fare la psicoterapia per chi ne soffre?

L’intervento psicoterapeutico si configura come strumento per prendere innanzitutto consapevolezza del problema, elemento imprescindibile per intraprendere il percorso verso la guarigione.

All’interno di questo contesto si sviluppa una relazione, quella terapeutica, che permette di dar luogo a uno spazio sicuro in cui la persona può dar voce alla sua sofferenza, di cui il sintomo si fa portavoce.

Nello specifico caso dei disturbi alimentari, l’intervento psicoterapeutico consente una progressiva consapevolezza di sé, dei propri stati fisici interni, pensieri, emozioni, del modo in cui ci si relaziona con se stessi, con il proprio corpo e con il cibo e di come spesso il cibo venga utilizzato per la gestione dei propri vissuti emotivi. Parallelamente, la psicoterapia consente di acquisire strumenti per la gestione delle emozioni e dei comportamenti legati all’alimentazione, al fine di sviluppare una relazione più sana e autentica con se stessi e con il cibo.

Qual è l’approccio innovativo che proponete?

L’approccio che proponiamo aiuta chi ha un disturbo alimentare ad acquisire strumenti per la gestione del comportamento compulsivo e delle emozioni che lo scatenano e soprattutto ad accrescere la consapevolezza di sé.

Lo facciamo utilizzando l’approccio cognitivo-comportamentale, la Mindful eating e l’ipnosi.

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