Stefano Pigolotti: la trasformazione digitale tra le strategie di crescita di impresa

Stefano Pigolotti: la trasformazione digitale tra le strategie di crescita di impresa

In un mondo che dall’inizio del secolo ha assistito a numerose evoluzioni, sia geopolitiche che tecnologiche, Stefano Pigolotti  – di professione formatore e Coach –  ci spiega come le aziende siano al centro di un processo di trasformazione digitale sempre più pervasivo. L’evoluzione tecnologica investe infatti ogni settore aziendale e va a modificare anche le tradizionali catene del valore dalle imprese ai consumatori e i nuovi comportamenti di acquisto e consumo e di condivisione delle informazioni di fornitori e clienti per i quali i tradizionali modelli di servizio spesso non appaiono più adeguati.

La trasformazione digitale – spiega Stefano Pigolotti – non rappresenta solo un’opzione o un canale accessorio, non fondamentale, ma al contrario l’elemento centrale su cui basare le strategie evolutive dell’azienda stessa. L’evoluzione tecnologica e digitale delle aziende va incontro anche alle evoluzioni continue e imprevedibili del contesto economico e tecnico. La formazione delle persone in azienda diventa quindi fondamentale per avere persone pronte ad affrontare le sfide del futuro, conservando tutta l’esperienza del passato. 

Nel 2016 il Dipartimento del Lavoro degli Usa dichiarò che “il 65% dei bambini che oggi inizia la scuola elementare da grande farà un lavoro che non è ancora stato inventato”, e si potrebbe aggiungere che le persone attualmente al lavoro fra cinque anni faranno il loro lavoro in modo totalmente diverso da come lo fanno oggi. Di conseguenza, la formazione personale è sempre più fondamentale, per rendere l’azienda sempre più competitiva e fronteggiare le evoluzioni con successo. La formazione più importante è quella che consente di sfruttare le competenze e le conoscenze acquisite in modo intuitivo e razionale, senza dimenticare curiosità e intraprendenza, capacità di rimettersi in gioco su terreni nuovi, capacità di produrre analisi critiche. 

Fra le possibilità legate alla formazione troviamo uno strumento di agevolazione presente nella Legge di Bilancio 2018, pensato in modo specifico per fornire un supporto a quelle aziende che investiranno in tematiche 4.0, per le quali sono stati stanziati 250 milioni di euro, inseriti nel Piano Nazionale Industria 4.0, ora denominato “Impresa 4.0”, concentrato sugli investimenti nel capitale umano e nella sua formazione. Le tecnologie sulle quali è ammessa la formazione sono riferite principalmente a big data e analisi dei dati, cloud e fog computing, cyber security, simulazione e sistemi cyber-fisici, prototipazione rapida, sistemi di visualizzazione, realtà virtuale e realtà aumentata, robotica avanzata e collaborativa, interfaccia uomo-macchina, manifattura additiva (o stampa tridimensionale), internet delle cose e delle macchine e integrazione digitale dei processi aziendali. Il credito spettante è fissato in misura pari al 40% delle spese ammissibili e nel limite massimo di 300.000 euro utilizzabile dal 2019. Il decreto, impone che la documentazione contabile, attestante le spese ammissibili, sia certificata dal soggetto incaricato della revisione legale dei conti. Per poter ottenere l’agevolazione, è necessario che le attività di formazione siano pattuite attraverso contratti collettivi aziendali o territoriali, depositati presso la direzione del lavoro competente per territorio.

Come ha messo in evidenza il bando per la formazione 4.0, la formazione, specie quella per l’aggiornamento alle ultime tecnologie, costa. I costi principali sono legati ai docenti, che devono formarsi a loro volta, e ci sono i costi relativi al corso stesso, dalla logistica alle attrezzature. Per questo esistono forme di finanziamento per le attività di formazione, come quella inserita nella Legge di Bilancio 2018 e dedicata alla formazione 4.0. Sono presenti Fondi Sociali Europei, Fondi Nazionali e Regionali, Fondi Interprofessionali Paritetici… Comprendere quali siano le strade migliori per finanziare la formazione dei propri dipendenti e a quale fondo aderire non è semplice, e in molti casi sono le società di formazione stesse a indirizzare le aziende verso un fondo o verso un altro.

Secondo le ultime stime, in Italia sono oltre 17 milioni i lavoratori dipendenti che hanno accesso alla formazione finanziata, fondamentale per mantenere la competitività in un mercato del lavoro estremamente fluido e mutevole. Lo stato obbliga la formazione personale, ma fatica molto a sostenerla, e senza il supporto di consulenti del lavoro e delle stesse società di formazione, le aziende, e soprattutto gli imprenditori, faticherebbero molto ad accedere al mondo della formazione finanziata. La formazione finanziata però è piena di insidie, alcune inaspettate. Fra le insidie principali si trovano:

Le trattenute straordinarie alla formazione

Può sembrare strano, ma lo stato da una parte finanzia, dall’altra chiede i soldi relativi alla formazione.

Se si prende in considerazione anche solo la contribuzione volontaria dello 0,30% che le imprese possono destinare dai contributi versati all’INPS (il cosiddetto “contributo obbligatorio per la disoccupazione involontaria”), dal 2015 sono stati registrati diversi tagli, prima per finanziare la Cassa Integrazione in Deroga, poi per altri motivi non totalmente giustificati.

La concorrenza

In diversi casi, specialmente nell’ambito commerciale, professionisti e consulenti vengono invitati ad aprire società di formazione, moltiplicando l’offerta disponibile e con società apparentemente valide, ma in realtà che non sono in grado di seguire fino in fondo i progetti formativi.

I sindacati

Capita, per fortuna non sempre, che i sindacati siano più interessati al loro tornaconto che alla formazione dei lavoratori. E dire che i sindacati dovrebbero favorire i lavoratori…

Lo Stato (di nuovo)

La fondazione dell’Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro, secondo quanto presente nel Jobs Act, doveva promuovere politiche per l’adeguamento del lavoro a formule in grado di consentire ai disoccupati di trovare lavoro. L’agenzia però ha iniziato, senza precise motivazioni legislative, a decidere in materia di formazione.

Le società di formazione stesse

Gli obiettivi finali delle società di formazione sono uno dei problemi della formazione stessa. Se le società si concentrano più sulla spesa dei soldi dei finanziamenti che sulla formazione erogata, perdono di vista il loro scopo fondativo.

La formazione finanziata in molti casi è l’unica soluzione a disposizione per microimprese e PMI per far crescere i loro dipendenti e risparmiare soldi da investire in altri settori aziendali. La presenza sul territorio di centinaia di enti di formazione e di professionisti che quotidianamente s’impegnano come trait d’union tra le opportunità offerte dal sistema Italia e le aziende beneficiarie, assumendosi oneri e onori, è fondamentale. Il problema principale della formazione è far entrare in contatto queste due realtà, in modo che vi siano benefici per entrambi i settori.

Per quanto riguarda la formazione all’interno, la regione Lombardia, è da anni un esempio nell’erogazione di azioni e misure di sostegno all’occupazione e supportando le imprese nello sviluppo di progetti di formazione continua per la qualificazione del personale. La formazione viene promossa in modo da favorire i settori lavorativi che saranno protagonisti nel prossimo futuro, come la meccatronica e la digitalizzazione che stanno trasformando i mestieri tradizionali, anche con l’alternanza scuola/lavoro, che fornisce ai giovani la possibilità di lavorare davvero, mettendo in pratica quanto studiato fra i banchi.

In merito alla formazione, la Regione Lombardia intende rafforzare l’intera filiera professionalizzante, favorendo in particolare i corsi più innovativi e capaci di rispondere alle esigenze attuali del mercato del lavoro, anche grazie alla formazione fornita dagli ITS, che producono profili di altissima specializzazione tecnica e in grado di garantire un inserimento occupazionale di oltre l’80 per cento dei giovani che li frequentano. Grazie ai fondi del progetto Formazione Continua, sono stati formati oltre 80mila lavoratori, a cui è stata garantita una formazione di qualità e mirata all’innovazione per i dipendenti delle imprese lombarde.

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