Valutazione DSA: a Torino una Associazione per i Disturbi Specifici dell’Apprendimento

Valutazione DSA: a Torino una Associazione per i Disturbi Specifici dell’Apprendimento

DSA: che cosa sono i Disturbi Specifici dell’Apprendimento? lo abbiamo chiesto alla dott.ssa Debora Tonello, psicologa psicoterapeuta dell’età evolutiva 

Con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) si fa riferimento ad un gruppo eterogeneo di problematiche nello sviluppo cognitivo e nell’apprendimento scolastico che interessano in modo significativo, ma circoscritto, uno specifico dominio di abilità, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale (Hammill, 1990).

Ciò significa che, a fronte di un’intelligenza in norma, si hanno cadute specifiche in alcuni ambiti, come ad esempio la lettura, il calcolo e la scrittura. È fondamentale ricordare che si tratta di disturbi e non di malattie. La loro origine è neurobiologica e determina una modalità di funzionamento delle reti neurali sottese alla lettura, scrittura e calcolo diversa. Per fare un esempio: se l’informazione da apprendere fosse un’auto che deve andare da Torino a Roma e le reti neurali fossero una strada, potremmo dire che chi ha un DSA passerebbe da Bologna invece che da Genova. Quindi arriva alla meta semplicemente attraverso un altro percorso, non migliore o peggiore, ma semplicemente diverso o per meglio dire neurodiverso, vale a dire che i DSA sono manifestazioni delle normali variazioni dello sviluppo umano e in quanto espressione della neurodiversità dell’individuo vanno riconosciuti e rispettati.

Come fa un genitore ad accorgersi della necessità di un approfondimento? Quando si consiglia di intervenire? 

Generalmente le maestre sono molto attente agli apprendimenti dei propri alunni, monitorano con attenzione e, sovente, sono esse stesse a consigliare ai genitori un approfondimento specialistico. Poiché in ogni fascia d’età possono comparire degli indicatori, può valere la pena confrontarsi anche con il pediatra.

valutazione dsa a Torino

È molto importante per la salute del bambino intervenire subito con una valutazione precoce dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento, come quelle effettuate dagli psicologi della Associazione ECO di Torino

 

A destare l’attenzione può essere: una lettura lenta o imprecisa e faticosa; inversione di lettere o numeri nella scrittura; omissione di lettere; difficoltà nella comprensione del significato di ciò che viene letto; difficoltà computazionale; difficoltà con l’espressione scritta; difficoltà nel padroneggiare il concetto di numero; i dati numerici o il calcolo; difficoltà nel ragionamento matematico, difficoltà a memorizzare le tabelline.

I bambini con DSA faticano negli apprendimenti scolastici, ad esempio leggono con fatica e non ne traggono piacere; talvolta si rifiutano di svolgere i compiti e per questo possono apparire svogliati od oppositivi, ma è plausibile che le difficoltà esperite sottraggono loro il piacere di studiare. Immaginate un bambino bravo e competente in molte attività, che si è quindi costruito l’idea che se si impegna riesce ad ottenere un buon risultato, e immaginate quanto possa essere frustrante per lui non ottenere lo stesso durante i compiti, non perché non si impegni, ma perché non riesce. La sua risposta, molto probabilmente, sarà quella di allontanarsi dal banco o dal tavolo su cui ci sono i suoi compiti. Talvolta il mancato riconoscimento di un disturbo dell’apprendimento può generare molta frustrazione, rabbia, ansia e può influire negativamente sull’autostima e sulla motivazione allo studio.

Cosa deve fare un genitore che sospetta la presenza di un DSA? 

In prima battuta i genitori possono confrontarsi con gli insegnanti e domandare se anche loro condividono lo stesso dubbio, eventualmente, in base al singolo caso, può essere messo in atto un percorso di potenziamento.

Per la valutazione DSA clinico diagnostica
i genitori possono rivolgersi sia all’ASL di competenza
sia a specialisti privati come l’Associazione ECO di Torino
scrivendo alla pagina dei contatti o telefonando al tel 3500261835. 

Per porre diagnosi di Disturbo specifico dell’Apprendimento è necessario condurre un’indagine approfondita attraverso test standardizzati condotta da un’equipe multidisciplinare (neuropsichiatra infantile, psicologo, logopedista) e consta di due fasi. Nella prima fase si utilizzano test standardizzati per la valutazione del livello intellettivo globale, per l’accertamento di un disturbo delle abilità comprese nei DSA (decodifica e comprensione lettura, ortografia, numero e calcolo) e per la valutazione delle funzioni cognitive di base; nella seconda vengono disposte delle indagini cliniche volte a individuare l’eventuale presenza di altre condizioni che potrebbero influenzare i risultati di questi test, come anomalie sensoriali, neurologiche, cognitive e gravi psicopatologie.

Nella nota 2563 del 22 novembre 2013 il MIUR riporta la differenza tra certificazione e diagnosi: per certificazione si intende un documento, con valore legale, che attesta il diritto dell’interessato ad avvalersi delle misure previste da precise disposizioni di legge – nei casi che qui interessano: dalla Legge 104/92 o dalla Legge 170/2010 – le cui procedure di rilascio ed i conseguenti diritti che ne derivano sono disciplinati dalle suddette leggi e dalla normativa di riferimento; per diagnosi si intende invece un giudizio clinico, attestante la presenza di una patologia o di un disturbo, che può essere rilasciato da un medico, da uno psicologo o comunque da uno specialista iscritto negli albi delle professioni sanitarie.

Per quanto concerne la certificazione l’Accordo sancito in Conferenza Stato-Regioni del 25 luglio 2012 parla di «servizi pubblici e soggetti accreditati» (art.1 c.1), ma, nel caso i tempi fossero troppo lunghi o mancassero tali strutture, le Regioni possono accreditare anche le équipe o le strutture private («ulteriori soggetti privati», art.1 c.4). Questi devono dimostrare di disporre di un’équipe multidisciplinare, composta da Neuropsichiatra Infantile, Psicologo, Logopedista e eventualmente altri professionisti sanitari (art.2 c.1).

E dopo la diagnosi di DSA?

Generalmente dopo la diagnosi i bambini si sentono sollevati perché finalmente hanno delle risposte rispetto alle proprie difficoltà e se adeguatamente sostenuti possono mettere da parte il timore di non essere intelligenti o bravi quanto i compagni. Non dimentichiamo, tuttavia, che talvolta ci possono essere delle ripercussioni sul piano emotivo pertanto è importante non sottovalutare questi aspetti.

Nelle relazioni cliniche sono spesso riportate delle indicazioni per la presa in carico, talvolta è consigliabile un percorso abilitativo/riabilitativo logopedico, altre neuropsicomotorio, altre un percorso volto a trovare il metodo di studio più adatto, altre ancora un sostegno psicologico. Tutto dipende dal tipo di difficoltà, dall’età e dalla singola situazione. Inoltre, il bambino può, in base alle esigenze, usufruire di strumenti compensativi e dispensativi, come ad esempio l’uso della calcolatrice o delle mappe concettuali o tempi più lunghi per svolgere le verifiche. È fondamentale avere in mente che ogni situazione è a sé e ognuno può necessitare di cose diverse sebbene abbia la stessa diagnosi di un altro compagno di classe. La collaborazione tra professionisti, scuola e famiglia è importantissima e non deve mai mancare.

La scuola ricevuta la diagnosi dalla famiglia la protocolla e la inserisce nel fascicolo personale dello studente, poi coinvolge il coordinatore di classe e/o il referente per i DSA della scuola e lo invita a prendere visione del documento. La famiglia richiede la stesura del piano didattico personalizzato (P.D.P) e la scuola, con i tempi necessari, lo redige. Il P.D.P. è un documento in cui vengono dichiarate le strategie e gli strumenti che la scuola intende mettere in atto per favorire l’apprendimento dello studente, esso non modifica i contenuti del piano scolastico che restano, pertanto, gli stessi della classe.

Per maggiori informazioni: Associazione ECO Torino

Share