Perché cucinare con l’acqua di mare come Brooklyn Beckham è un’idea rischiosa (e non ecologista)
Brooklyn Beckham, il 26enne figlio di David e Victoria Beckham, è tornato a far parlare di sé con una scelta culinaria decisamente fuori dal comune. In un video pubblicato di recente su TikTok, lo si vede cucinare un piatto di pasta al pomodoro a bordo di uno yacht. Fin qui, nulla di strano. Tuttavia, ciò che ha suscitato scalpore non è stato il piatto in sé, bensì l’ingrediente principale usato per lessare la pasta: l’acqua di mare.
Questa scelta ha immediatamente diviso il pubblico online. Alcuni hanno elogiato l’idea definendola creativa e persino ecologica, mentre altri l’hanno considerata poco igienica, se non addirittura pericolosa per la salute.
@brooklynbeckham Tomato pasta with @Cloud23 ♬ original sound – Brooklyn Beckham
L’apparente logica della scelta
L’idea può sembrare sensata a prima vista: il mare è naturalmente salato, quindi – si potrebbe pensare – perché non approfittarne per evitare di utilizzare l’acqua dolce e aggiungere manualmente il sale? In un’epoca attenta alla sostenibilità, questa potrebbe anche sembrare una scelta virtuosa per ridurre lo spreco di risorse. Ma si tratta solo di una percezione errata.
In realtà, utilizzare l’acqua marina per cucinare non solo è tutt’altro che sostenibile, ma rappresenta anche un serio rischio per la salute umana.
I rischi igienico-sanitari
Anche quando l’acqua di mare appare visivamente pulita, non lo è quasi mai dal punto di vista microbiologico. Infatti, l’ambiente marino può contenere numerosi agenti patogeni, come batteri fecali del tipo Escherichia coli, virus enterici(come il Norovirus), parassiti, microrganismi resistenti agli antibiotici, microplastiche, metalli pesanti (mercurio, piombo, cadmio), e residui chimici derivanti da carburanti, lubrificanti e scarichi navali.
Medici e infettivologi avvertono che le aree costiere, e in particolare le zone attorno a barche e yacht, sono tra le più contaminate: le pompe di sentina, ad esempio, spesso rilasciano residui tossici nell’acqua. Cuocere del cibo in questo tipo di ambiente liquido significa rischiare un’intossicazione alimentare o addirittura contrarre malattie gastrointestinali gravi.
Il problema della salinità
Un ulteriore aspetto preoccupante è l’elevatissimo contenuto di sale dell’acqua di mare. In media, un litro contiene circa 35 grammi di sale, ben oltre la quantità raccomandata per un’intera giornata, che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità non dovrebbe superare i 5 grammi al giorno per un adulto.
Dal punto di vista medico, ingerire alimenti cotti in acqua marina comporta un serio sovraccarico di sodio, con effetti negativi sul sistema cardiovascolare, in particolare per chi soffre di ipertensione, insufficienza renale, o patologie croniche legate al metabolismo del sodio.
L’eccesso di sale favorisce la ritenzione idrica, affatica i reni, aumenta la pressione arteriosa e può contribuire a lungo termine allo sviluppo di malattie cardiache, ictus e osteoporosi. Inoltre, una pasta cotta in acqua così salata sarebbe probabilmente troppo sapida anche per i palati più audaci.
Dietro una trovata apparentemente originale e “eco-friendly” si nasconde una pratica pericolosa, priva di fondamento scientifico e potenzialmente dannosa per la salute. L’acqua di mare non è potabile, né può essere considerata un sostituto sicuro dell’acqua corrente per scopi alimentari. Per renderla utilizzabile bisognerebbe sottoporla a un processo di desalinizzazione, filtrazione e sterilizzazione, operazioni complesse e costose che certo non si possono improvvisare a bordo di uno yacht.
In sintesi, più che una moda da seguire, cucinare con l’acqua di mare è una tendenza da scoraggiare con fermezza. Il consiglio medico è chiaro: in cucina, l’acqua salata aggiungetela voi – ma a piccole dosi, e solo da fonti sicure.











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