Come migliorare un ambiente lavorativo per aumentare la produttività

Come migliorare un ambiente lavorativo per aumentare la produttività

Cosa succede se manca il benessere in un ambiente lavorativo? Lo abbiamo chiesto a uno dei maggiori esperti in Italia di Professional Coaching, l’imprenditore Stefano Pigolotti.

“In tutti quei casi in cui l’ambiente ci trasmette un senso di inadeguatezza – spiega Pigolotti la produzione si abbassa, aumentano i conflitti interni e la tensione con la direzione. Senza contare i rischi psicosomatici a cui vanno incontro i singoli individui. Come stress o attacchi di ansia”.

Stefano Pigolotti

Stefano Pigolotti

L’aumento del rendimento lavorativo raggiungerebbe l’11% in uno spazio ecosostenibile, almeno  secondo i dati diffusi dal World Green Building Council, che indica anche quali dovrebbero essere i punti chiave per un luogo di lavoro a misura di dipendente.

“Per esempio la ventilazione e la qualità dell’aria sono due degli aspetti fondamentali per un ufficio ecosostenibile a cui si vanno ad aggiungere una posizione lavorativa con una vista piacevole verso l’esterno, l’inserimento di piante nei locali e, naturalmente, luce solare”.

“L’obiettivo è quello di creare un buon clima nei diversi reparti. La percezione che gli individui hanno della propria vita aziendale determina la qualità delle performance e contribuisce ad aumentare la produttività”.

Un buon clima organizzativo, infatti, favorisce la concentrazione sui compiti da svolgere e sulle relazioni personali anche fuori del posto di lavoro. L’impresa, d’altro canto, deve infondere sicurezza, bisogno di riconoscimento, formazione, informazione ed equità”.

LA LUCE SOLARE AUMENTA LA PRODUTTIVITÀ E DIMINUISCE LO STRESS

“Pensiamo se il nostro ufficio si trovasse in una cantina, illuminata dalla sola luce artificiale, senza piante o affacci verso l’esterno. Già solo il pensare a un ambiente come questo ci mette in sensazione di disagio mentale. L’essere umano ha bisogno di “vie di fuga”: è una esigenza ancestrale. Quando entriamo in un ambiente la prima cosa da cui siamo attratti è la luce, quella naturale più di quella artificiale. Questo è uno dei motivi per cui non ci piace vivere in una cantina. Ci dà una sensazione di oppressione. Motivo per cui il primo consiglio che darei a chi voglia migliorare l’ambiente di lavoro è: trovatelo vicino alle finestre”.

Quello che afferma Stefano Pigolotti  è frutto di studi scientifici che confermano come la luce solare non solo ci faccia stare meglio ma addirittura aumenti la produttività. Una spiegazione fisiologica è che stimola la produzione di vitamina D nell’organismo, che ci rende più attivi. Senza vitamina D addirittura si può avere maggiori rischi di andare in depressione. Gli studi confermano che sono sufficienti dieci minuti al giorno di luce diretta del sole per produrre abbastanza vitamina D.

ANCHE LA LUCE ARTIFICIALE È IMPORTANTE 

La luce, anche quella artificiale, è la cosa più importante: uno studio condotto dalla American Society of Interior Designers ha rivelato che oltre il 68% delle persone che lavorano negli uffici ha sperimentato un disagio associato ad una inadeguata illuminazione della propria postazione di lavoro.

Affaticamento degli occhi, stanchezza, stress e mal di testa sono stati alcuni dei disagi menzionati dagli intervistati. La luce influisce sulla salute dei lavoratori, sulla produttività e sull’umore. Una luce sbagliata diminuisce la concentrazione, aumenta la sensazione di sconforto (sintomi che peraltro possono portare anche a gravi incidenti!), assenteismo e scarso rendimento in generale.

Per questo motivo è importante progettare un’illuminazione corretta, che aiuti a rinforzare e aumentare le prestazioni di chi lavora.

 

“Un ambiente tranquillo e rilassante è fondamentale per avere la massima concentrazione, la concentrazione crea attenzione, l’attenzione crea sicurezza. Compatibilmente con altre esigenze non devono esserci rumori di sottofondo che rischiano di distrarci, se siamo in locali con altre persone collochiamoci in modo da non vedere gli altri: tra l’altro è proprio  ultima tendenza evitare di lavorare negli open space”.

Per tutto rimane sempre la regola che  al primo posto deve esserci la persona intesa come valore, come risorsa di cui avere cura.

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Stefano Pigolotti

Dopo le lauree in scienze della comunicazione e scienze politiche, ha conseguito un Master in Professional Coaching e si è iscritto al relativo Registro Nazionale dei Coach Professionisti.

Le sue esperienze imprenditoriali si sono concentrate, dal 1996, in numerose realtà societarie e in vari ambiti della consulenza, che gli hanno permesso di creare uno staff stabile e multidisciplinare per affrontare qualsiasi sfida formativa ed organizzativa. Avendo collaborato con molti professionisti in modo proficuo e leale, è riuscito a mantenere corrispondenze attive in tutta Italia e nel mondo, che gli permettono una copertura totale del territorio in cui opera.

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