Protesi peniene: che cosa sono e come funzionano

Protesi peniene: che cosa sono e come funzionano

Quando si parla di protesi peniene ci si riferisce all’inserzione dentro al pene di un dispositivo grazie a cui anche i pazienti colpiti da grave disfunzionalità erettile hanno la possibilità di raggiungere l’erezione. Sono due le tipologie di protesi peniena: quella malleabile e quella idraulica. La prima è costituita da due cilindri destinati a essere inseriti all’interno del corpo cavernoso: si tratta di un impianto mediante il quale il pene può essere reso parzialmente rigido per sempre. La seconda, a sua volta, comprende due cilindri, ma anche una pompa che deve essere impiantata all’interno della sacca dello scroto e un serbatoio da collocare dietro al pube.

Come funziona una protesi idraulica

In una protesi idraulica i vari componenti sono collegati da piccoli tubi che sono necessari per consentire il flusso di una soluzione fisiologica. L’erezione può essere attivata dal paziente che non deve far altro che schiacciare un tasto collocato sulla pompa. Di conseguenza, è possibile avviare l’impianto idraulico, con lo spostamento del liquido che dal serbatoio passa nei cilindri all’interno del pene, il quale si può dunque inturgidire.

Pro e contro delle protesi peniene

Non sono molti i pazienti che al giorno d’oggi decidono di utilizzare la protesi peniena, ma in molti casi questa ritrosia è determinata solo da dubbi relativi al meccanismo di funzionamento del dispositivo. Ecco perché vale la pena di fare chiarezza in merito, specificando tra l’altro che in seguito all’impianto della protesi il pene continua a rimanere sensibile, in quanto il sistema nervoso non viene in alcun modo danneggiato. Inoltre, la protesi non è visibile, il che vuol dire che dall’esterno non è possibile accorgersi della sua presenza. La durata è di circa 15 anni, dopo i quali ci sarà bisogno di provvedere alla sostituzione. La protesi non provoca problemi urinari di alcun genere e permette sia di avere orgasmi che di eiaculare, e quindi di concepire.

Quando e perché ricorrere a una protesi peniena

L’innesto di una protesi non è il primo trattamento che deve essere preso in considerazione in presenza di una condizione di disfunzione erettile. Prima, infatti, è necessario verificare quali risultati si possono ottenere con l’assunzione di medicinali in grado di stimolare l’erezione e con l’iniezione nel pene di composti vasoattivi. L’impotenza è collegata a malattie cardiache e patologie metaboliche, fra cui il diabete, a causa delle quali il sangue non è in grado di raggiungere i vasi sanguigni del pene. Inoltre, le persone che vengono sottoposte alla rimozione della prostata a causa di un tumore alla prostata in molti casi subiscono, nel corso dell’intervento, la recisione dei nervi che consentono l’erezione, così da risultare impotenti. In sintesi, la protesi peniena va utilizzata solo nelle situazioni in cui le altre terapie non hanno funzionato.

Il recupero dopo l’intervento

L’intervento di impianto prevede l’esecuzione di una incisione tra il pene e lo scroto, dove la protesi viene inserito. La durata di tale operazione in genere non supera le due ore; è necessario utilizzare l’anestesia spinale o generale, mentre il periodo di convalescenze in ospedale è di solito di due giorni. Dopo l’intervento, alla base del pene rimane una piccola cicatrice, non molto evidente. L’attività sessuale può ricominciare a circa 30 – 45 giorni di distanza dall’intervento.

Share